Si lamentavano a volte, i miei fratelli e mia madre, perché s'annoiavano in quelle villeggiature in montagna, e in quelle case isolate, dove non avevano svaghi, né compagnia. Io, essendo la più piccola, mi divertivo con poco, e la noia delle villeggiature non la sentivo ancora, in quegli anni. - Voialtri - diceva mio padre – vi annoiate perché non avete vita interiore!
Natalia Ginzburg, Lessico Famigliare
Quando sei figlia unica ti chiedono tutti se non ti dispiaccia, quando sei una sorella o un fratello non capita mai.
Proprio come succede per la domanda “ ma perchè non vuoi figli?” che sembra, ancora, legittima, al contrario di “ ma perchè vuoi dei figli?” che a me pare un tema quasi più interessante su cui interrogarsi.
Io non lo so se mi dispiace non avere fratelli o sorelle, ho potuto solo intercettare quotidianità altre, fatte di condivisioni, litigi, complicità e invidie, giochi da usare a turno, cicatrici sul mento, formule e lingue segrete indecifrabili all’esterno. A volte le avrei volute vivere per un po’, come mi è capitato sedendomi in una biblioteca di Edimburgo e immaginandomi come sarebbe stato tornare a studiarci ogni giorno comprare il caffè nel bar dalle pareti azzurre.
Quello che ho io sono le ore passate a inventarmi mondi, a disegnare vestiti per sfilate, a leggere, a registrare un programma radio, a fare lezione alle bambole, a dirigere, scrivere e impaginare un giornalino (il celeberrimo Eco del Fibbio per il quale mi assegnavo anche dei reportage fotografici e delle interviste in cui in concetto di “fatti una domanda e datti una risposta” ha raggiunto delle vette notevoli).
Molto spesso queste iniziative si intrecciavano e nutrivano a vicenda, come è successo con la lettura di uno dei miei libri preferiti, Professione Spia di Louise Fitzhugh, che mi ha ispirata alla creazione della mia prima attività in proprio con una fitta rete di dipendenti.
Nel romanzo Harriet, una ragazzina di 11 anni, vuole diventare una scrittrice e per fare pratica scrive su un taccuino le sue osservazioni su compagni di classe, vicini e amici. Ha una “spy route”, un itinerario che segue quotidianamente per tenere d’occhio i suoi osservati speciali (se anche voi siete fan potete vedere alcuni dei luoghi del libro Professione?Spia! qui) e poi, ovviamente, si caccia nei guai perché perde il suo preziosissimo da taccuino.
Il mio primo osservato speciale è stato Celestino, un pacifico signore di mezza età che si occupava dell’orto della casa in cui vivevo da piccola, lo spiavo dalla finestra del bagno abbassandomi ad ogni suo accenno di girarsi verso il palazzo. Mi segnavo l’ora di arrivo, com’era vestito, l’incedere sospetto con il quale si avviava verso il pollaio, il suo tempo di permanenza nei pressi delle verze.
Ben presto ho dovuto fare i conti con degli ostacoli oggettivi, abitavo in una casa isolata in cima a una salita, in una frazione di una frazione del comune di Verona… i miei appostamenti erano per forza molto meno avvincenti di quelli di Harriet per le strade di New York. I soggetti da seguire scarseggiavano ma l’iniziativa evidentemente no e ben presto sono riuscita a superare l’impasse trovando la svolta: il segreto era delocalizzare!
Sono andata nel mio luogo preferito (ora come allora), ovvero la cartoleria, lì ho comprato molte cartelline e etichette adesive, ho tirato fuori una vecchia macchina da scrivere e sono diventata la direttrice di un’agenzia di spie arruolate tra pazienti e amici di mia madre, ai quali ho assegnato incarichi e fatto recapitare dei tesserini di riconoscimento stampati e plastificati.
I miei dispacci battuti a macchina raggiungevano la mia capillare rete di spie con costanza e ogni volta che uno dei miei collaboratori telefonava a casa, prima di poter essere messo in contatto con la vera destinataria della chiamata, veniva interrogato sui progressi delle indagini. Io segnavo tutto quello che mi veniva riportato e lo archiviavo nella cartellina colorata corrispondente, davvero molto soddisfatta.
A seguire un reperto dell’epoca. Alcuni requisiti mi risultano ora un po’ oscuri, come i foglietti attak e il portafogli, ma certamente le mie spie non si saranno trovate mai sprovviste di pietre.
SORELLE che ho ascoltato:
Nemiche geniali
di Jennifer Guerra
Emons Audiolibri, 2023
La sorella che avrei voluto essere e le sorelle che avrei voluto avere: le ragazze March. In questa puntata del podcast di Jennifer Guerra che racconta l’amicizia femminile attraverso film, serie tv e libri, si parla (insieme a Carolina Capria) di Piccole Donne e di come nel tempo cambia il nostro bisogno di identificarci con i personaggi del romanzo di Louisa May Alcott e della speciale forma di amicizia che può essere la sorellanza.
SORELLE che ho visto:
Sirene
di Richard Benjamin, 1990
In questo film delizioso e mattissimo ambientato nel New England, il magico trio Cher, Wynona Ryder e Christina Ricci (qui al debutto sullo schermo, a 10 anni) trasloca da un lato all’altro degli Stati Uniti ogni volta che la madre conclude una delle sue relazioni sentimentali. La figlia più piccola non uscirebbe mai dall’acqua, mentre la più grande cerca la sua strada opponendo alla leggerezza della madre un severo fervore religioso, cresceranno entrambe, ma soprattutto troverà il modo di farlo insieme a loro anche la madre. Sono passati 34 anni dalla sua uscita ma questo rimane uno dei miei comfort movie preferiti, prima o poi riuscirò a replicare lo splendido costume da sirena che Cher mette per la festa di Capodanno!
Cose buone che mi ha portato febbraio:
Una super intervista che mi ha fatto
nella rubrica Illustrami del suo blog che ospita altre illustratrici che si sono raccontate prima di me, tra le quali !Un progetto ancora molto segreto, che in queste ultime settimane è stato bello immaginare realizzato. La scaramanzia per ora vince, quindi lascio solo un indizio sibillino che le brave spie forse riusciranno a interpretare.
Un giretto a Torino durante il quale ho visitato il MAO (Museo di Arte Orientale) e mi è piaciuto moltissimo! Qui potete vedere una selezione della collezione.
La tradizionale diretta sul nuovo anno lunare cinese e sulle caratteristiche del Drago di legno con Quasi Come Marco Polo.
Sanremo, ritrattini e un’ossessione per il nuovo disco* di Mahmood. La buona notizia è che mi hanno regalato i biglietti per il suo concerto in estate, conto di aver imparato tutta la coreografia di Tuta Gold per allora.
*La mia seconda canzone preferita è Stella cadente
Io sono Valentina Merzi, mi occupo di illustrazione per libri e riviste, lavoro sull’ identità visiva di progetti personali, siti, newsletter, podcast, social e mi piace molto fare ritratti personalizzati su commissione (di solito annuncio quando apro le prenotazioni sulla mia pagina Instagram). Se non hai ancora un calendario per il 2024 puoi trovare quello che ho illustrato qui.
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Grazie,
Valentina
Che tuffone nei ricordi, anche io sono stata una valente spia :D avevo assoldato mio fratello e i miei cugini.
Guarda, io una sorella ce l’ho e non ha mai voluto giocare a niente! Uno strazio!!