Questa newsletter avrebbe dovuto debuttare i primi giorni di gennaio, avrei dovuto scriverla durante le vacanze, avvisare le persone che mi seguono, farla leggere prima alle mie più care amiche, creare un po’ di attesa bella attorno al suo arrivo e poi inviarla.
Invece, è andata che mi sono riposata. Poi mi sono anche ammalata, forse non mi ero riposata abbastanza.
Telline quindi è il mio primo fallimento dell’anno e affrontare la paura del fallimento è un po’ il tema della mia vita, infondo mi sembra che tutto stia andando per il verso giusto.
Il primo libro letto nel 2024 è stato un’incredibile coincidenza.
La mia compagna mi ha fatto leggere un racconto, lei è interessata alla letteratura fantastica, horror, weird che io conosco poco, spesso mi consiglia dei titoli che le sono piaciuti particolarmente e di cui io rimando la lettura all’ipotetico esaurimento della mia pila di volumi in attesa sul comodino. Questa volta, però, ha insistito per farmi leggere un libro molto breve, dicendo che mi sarebbe di sicuro piaciuto. Il libro era questo e lei aveva ragione:
Ombre dei vivi e dei morti
di Lucio Besana
Zona42, 2023
Per tutto il tempo della lettura ho immaginato che le vicende fossero ambientate vicino al paesino in Valle Camonica dove i miei nonni materni avevano una casa, io ci ho passato tutte le estati da piccola e poi da ragazza (quindi luogo sfondo del mio primo bacio, prima compagnia di amici, primo fidanzatino e moltissime altre cose). Non so perchè, nel libro non c’era nessuna indicazione geografica, il luogo veniva semplicemente chiamato “la Valle”.
La scrittura è scorrevole, la storia magnetica, lo divoro. Una volta finito, leggo nella nota biografica dell’autore che l’impianto idroelettrico a cui si faceva riferimento nel libro (identico a moltissimi altri nelle montagne italiane) era quello di Cedegolo, a 15 minuti dal “mio” paesino.
E poi, un’altra coincidenza, la sera stessa ho incontrato su Instagram, nel profilo di Serena Blasi, una citazione che riassumeva esattamente come mi ero sentita leggendo quel libro:
Da piccola non amavo molto andare montagna, speravo che i giorni al mare fossero infiniti, mi lessavo le dita in acqua e contavo i bagni che mi separavano alla partenza. Mi sembrava una profonda ingiustizia che i miei nonni avessero una casa in un paesino sperduto tra quelle montagne ruvide che mi si chiudevano intorno, avrei preferito una catapecchia di assi su una spiaggia, una casetta sull’albero come quella del libro di Bianca Pitzorno, ma su un pino marittimo. Invece dopo pochi giorni e molti tornanti mi ritrovavo a Garda di Sonico, 107 abitanti e 1045 metri di altezza sul mare, dove avrei trascorso la buona parte del mese di agosto. Quello che mi piaceva della vacanza stava tutto dentro alla casa: un piccolo giardino dove distendermi a leggere i miei Gaia Junior e ad ascoltare l’infinito programma di dediche musicali su Radio Valle Camonica (ora credo costituisse l’unica voce del palinsesto della radio, insieme alle pubblicità di mobilifici, imprese edili e formaggi della valle), la lampada di Garfield che prima stava nella mia cameretta di Verona, un copriletto a fiori.
Poi sono cresciuta e dentro casa ho cominciato a starci poco, ma questo aprirebbe molti altri capitoli di jukebox con canzoni invecchiate male e lucidalabbra Bonbon di Malizia, non li aprirei adesso.
Il punto è che, inaspettatamente, un giorno la montagna ha cominciato a piacermi. Le passeggiate continuo a preferirle con un’inclinazione non superiore al 3%, ma tutto il resto ha mutato segno e ora mi sembra commovente: l’aria tagliente, la fatica della natura di crescere aggrappata a versanti scoscesi, le vette modellate dalla neve di millenni, i colori della roccia. Mi hanno cambiata le Dolomiti, e forse non poteva che succedere così, delle montagne che una volta erano scogliere coralline, un mare tropicale e poi un oceano mi hanno fatta fare pace con tutte le altre.
LUOGHI di cui ho letto:
Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose.
di Kate Beacon
Bao, 2023
Forse una delle graphic novel migliori che abbia letto, un lungo memoir ambientato nell’ovest del Canada, in Alberta.
La protagonista ventunenne decide, come molti altri nati come lei nell’isola del Capo Bretone,in Nuova Scozia, di andare a lavorare qualche anno negli impianti di estrazione delle sabbie bituminose, per ripagare più velocemente il suo debito studentesco e iniziare quella che sarà la sua “vera” vita.
Questa esperienza si rivelerà più dura del previsto, tra le molestie quotidiane in un ambiente a prevalenza maschile, consapevolezza dei danni ambientali causati dalle estrazioni minerarie e potrolifere, paura per l’impatto del lavoro sulla propria salute.
La casa delle magnolie
Di Flavia Biondi
Bao, 2023
A proposito di case di famiglia, chiuse per lungo tempo e memorie con le quali fare pace, vi consiglio la lettura di questa splendida graphic novel scritta e illustrata da Flavia Biondi. È una storia di riappropriazione, ricostruzione e guarigione, vi affezionerete a Ada e Amelia e vi distenderete con loro a sentire il vento tra i rami delle magnolie.
LUOGHI che ho visto:
Sami blood
Amanda Kernell, 2016
In attesa di un viaggio in Norvegia per l’estate (non ci sono mai stata, è uno di quei posti dei quali salvo immagini da anni, le aspettative sono piuttosto alte e la voglia di fuga a temperature miti anche di più) ho cominciato a interessarmi alla cultura Sami. I Sami da noi a lungo chiamati lapponi, termine in realtà ambiguo (e in origine dispregiativo) che si può riferire agli abitanti della regione della Lapponia, non ad una specifica etnia, sono una popolazione indigena originariamente nomade e poi stanziata in aree settentrionali di Norvegia, Finlandia, Svezia e Russia. Sono l’unica popolazione indigena riconosciuta dall’Unione Europea.
Il film è ambientato negli anni ‘30, la protagonista Elle Marja si allontana dalla sua comunità e dalla famiglia per costruirsi una nuova identità, desidera continuare gli studi in una scuola svedese, nonostante i pregiudizi volessero i Sami intellettualmente inferiori e per questo relegati in istituti separati, dove erano vittima di intolleranza etnica e di sistematica soppressione culturale.
Cose che ho iniziato a fare nel 2023 e che voglio portarmi nel 2024:
Andare in biblioteca.
In casa non c’è più spazio, i libri illustrati e le graphic novel sono ingombranti ed è una categoria un po’ difficile da apprezzare in ebook, mi piace sfogliarli e vedere come rendono i disegni su quel tipo di carta, come sono i colori in stampa, perché è stato scelto un certo formato. Così mi sono avventurata nella biblioteca di San Tomà, 15 minuti a piedi da casa, qualche tavolo e dei divanetti accoglienti, ho scoperto che mi posso far arrivare lì, in un paio di giorni, tutti i libri presenti nel circuito delle biblioteche della città metropolitana (che a Venezia si estende oltre il centro storico sull’acqua e si allarga a quella che noi chiamiamo “terraferma”).
Regalarmi dei corsi
Negli ultimi mesi del 2023 ho seguito un corso di Comics e graphic novel tenuto da Giulia Sagramola, un’illustratrice che mi piace moltissimo. Ho scoperto nuove letture, molti titoli che non conoscevo, mi sono messa alla prova con un linguaggio, quello del comic, che ho esplorato a lungo come lettrice ma che non è (per ora) il mio modo di raccontare.
La settimana scorsa ho iniziato un corso di anatomia e character design che mi sono regalata per Natale e nei prossimi mesi mi piacerebbe frequentarne uno, dal vivo, di ceramica.
Scrivere
Quando, dieci anni fa, ho iniziato un percorso di analisi ho ricominciato a tenere con più costanza un diario, poi ho diradato quell’appuntamento serale e negli ultimi anni ho scritto sempre meno. Ultimamente mi è tornata la voglia di farlo, Telline è anche un tentativo di smettere di scrivere solo per me.
Io sono Valentina Merzi, mi occupo di illustrazione per libri e riviste, lavoro sull’ identità visiva di progetti personali, siti, newsletter, podcast, social e mi piace molto fare ritratti personalizzati su commissione (di solito annuncio quando apro le prenotazioni sulla mia pagina Instagram). Se non hai ancora un calendario per il 2024 puoi trovare quello che ho illustrato qui.
Questa è Telline, una newsletter di illustrazione, letture, ascolti, visioni e gatti, scritta a Venezia. Arriverà ogni mese su questi lidi, lasciata dalla risacca. Riceverai una newsletter al mese, che rimarrà sempre gratuita.
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Evviva le telline, benarrivate!
Benvenuta ufficialmente, Valentina! Non sai quanto sono felice di averti qui. Amo parlare di coincidenze e trovarle attraverso le letture mi sembra una cosa fantastica.
(Poi aspetto la puntata al sapore Bon Bon di Malizia) 💕